La scala dello sforzo percepito può tornare molto utile sia al coach che all’atleta stesso.
Deriva dalla scala di Borg, modificata da Tuchscherer che l’ha divisa  in 10 livelli di sforzo percepito: si basa, infatti, sul concetto di RPE, cioè “Rate of Perceived Exertion”. L’RPE sta quindi ad indicare quanto è “impegnativa/intensa” una serie di un determinato esercizio. Per quanto riguarda i pesi, Tuchscherer organizza la scala come segue:

rpe2-15

Quest’indice permette al coach di dare un’idea chiara dell’intensità che i suoi atleti devono raggiungere in un determinato esercizio.
Consente agli atleti novizi di iniziare a sviluppare una capacità autocritica sull’intensità raggiunta in allenamento: spesso capita che, essendo alle prime armi, pecchino nell’andarci troppo pesante, mettendo da parte esecuzione e tecnica. Con l’utilizzo della scala RPE e il confronto (a distanza o tramite sedute personal) con il proprio coach, l’atleta riuscirà a sviluppare consapevolezza delle proprie possibilità e della giusta intensità da raggiungere negli esercizi.
Inoltre l’RPE permette agli avanzati di sperimentare la capacità di autogestirsi ed il grado di consapevolezza del proprio corpo nel percepire lo sforzo durante gli esercizi (che dovrebbe migliorare, man mano che si diventa più esperti).
Questa scala ha il grosso vantaggio di non essere legata ai kg sul bilanciere ma solamente alla percezione dell’atleta, quindi, rispetto alle programmazioni con le percentuali e rispetto all’1 rm (che reputo sempre più valide per atleti esperti, se programmate per bene), ha il vantaggio di poter essere adattabile alle difficoltà quotidiane a cui si può andare incontro (ad esempio: stress, poco sonno, mangiato poco a causa di lavoro o problemi vari, o semplicemente la mancanza di condizione).
Con le percentuali l’atleta, se anche fosse stanco, dovrebbe obbligatoriamente lavorare con quei carichi, rischiando di non concludere le serie, di non mantenere l’esecuzione tecnica richiesta o nel peggiore dei casi, di infortunarsi.
Con l’utilizzo della scala RPE, queste problematiche vengono meno perché l’atleta dovrà dare ascolto solo alla propria percezione del carico, e quindi potrà modificarlo per rispettare l’intensità richiesta.

Ora abbiamo un’arma in più da utilizzare per i nostri allenamenti!

Per essere i migliori, il nostro arsenale deve essere il più ampio possibile.

#bepassionate

2 thoughts on “La scala RPE nell’allenamento con i pesi

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